IL PRESIDENTE DE ANGELIS, OCCORRE INTERVENIRE SUI PASSAGGI DAL CAMPO AGLI SCAFFALI
IL DIRETTORE MILO, DALLA PRODUZIONE AL DETTAGLIO I PREZZI POSSONO AUMENTARE ANCHE DI 6 VOLTE
I prezzi pagati agli agricoltori per la frutta estiva crollano in media del 29 per cento mentre quelli al dettaglio continuano inspiegabilmente a salire (in media dell’1,6 per cento). Il dato, divulgato dalla Coldiretti in occasione dell’iniziativa ‘Meglio regalare frutta e verdura che svenderla!’, è scaturito dai dati Ismea ed Istat relativi al mese di luglio. “In questi mesi – spiega il presidente regionale della Coldiretti del Molise, Amodio De Angelis – stiamo assistendo ad uno scandaloso aumento della forbice dei prezzi tra produzione e consumo, da cui il Molise con i suoi numerosi frutteti non è immune. Una situazione che sta danneggiando sia le imprese agricole che i cittadini-consumatori. Solo per fare qualche esempio – prosegue De Angelis – quest’anno le pesche e le nettarine vengono pagate al produttore agricolo la metà rispetto a dieci anni fa. Ciò vuol dire che per potersi permettere un caffè al bar, il produttore ne deve vendere ben cinque chili”.
“Si tratta – gli fa eco il direttore regionale della Coldiretti, Angelo Milo - del risultato delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano nel passaggio della frutta dal campo alla tavola. A causa delle inefficienze e delle eccessive intermediazioni nel passaggio del prodotto dall’azienda agricola al carrello della spesa, i prezzi possono aumentare anche di 5 o 6 volte. Ad esempio – osserva Milo - le pesche gialle vengono pagate agli agricoltori 31 centesimi al chilo, ma ai consumatori costano in media 1,85 euro al chilo, facendo registrare un ricarico di sei volte, i cocomeri passano da 0,04 euro al chilo in campo a 0,40 euro al chilo sulla tavola con un aumento di dieci volte e i meloni da 0,34 euro al chilo a 1,30 euro con un ricarico quadruplicato”.
Nel 2011 i consumi familiari di frutta e verdura sono diminuiti del 9 per cento nel primo trimestre rispetto all’analogo periodo dello scorso anno. Tutto ciò fa si che si vada verso la scomparsa del frutteto italiano con effetti negativi sia economici, che ambientali, che paesaggistici oltre che per la salute in quanto rischia di privare i consumatori della freschezza di prodotti indispensabili per la salute.
“Le motivazioni della crisi attuale – osserva il presidente De Angelis - sono congiunturali come l’andamento meteorologico che ha provocato la maturazione contemporanea di produzioni e l’emergenza dell’‘Escherichia Coli’ che ha causato il contenimento dei consumi, ma sotto accusa ci sono soprattutto l’inadeguatezza delle normative comunitarie per la prevenzione e la gestione delle crisi di mercato e la distribuzione commerciale che non è riuscita fino ad ora ad arrivare ad offrire prodotti di qualità al giusto grado di maturazione e ad un prezzo equo per produttori e consumatori. Occorre intervenire – sostiene il presidente De Angelis - sulle strozzature e distorsioni che si verificano nel passaggio dell’ortofrutta dal campo alla tavola che sottopagano il nostro prodotto su valori insostenibili, al di sotto dei costi di produzione e rendono troppo onerosi gli acquisti per i consumatori che spesso sono costretti a rinunciare ad alimenti indispensabili per la salute. Ci vuole – conclude il presidente - una assunzione di responsabilità dell’intera filiera che segua il prodotto da quando esce dall’azienda fino a quando arriva sul banco dei supermercati perché nella forbice dei prezzi dal campo alla tavola c’è sufficiente spazio per garantire reddito ai produttori e consentire acquisti al giusto prezzo per i consumatori”.
Ufficio Stampa e Comunicazione